Clavarezza Consorzio Rurale

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Cenni storici

La Valbrevenna (Valle dei Castori), è un nome probabilmente da ricondurre a tempi antichi, testimoniati dal ritrovamento presso la località La Cà di alcune tombe risalenti all’età del ferro. Altri reperti, di epoca tardo-romana, sono stati ritrovati presso Pareto, nella località detta Campo Antigo (Campu Antigu).

Fino all’Ottocento le varie comunità vivevano nei piccoli borghi dove le parrocchie erano i centro di aggregazione principale. L’intero territorio era sotto il dominio feudale dei Fieschi, una ricca e potente famiglia del tempo che dominava i feudi di Savignone, Casella, Montoggio e Crocefieschi.

I collegamenti rapidi tra il fondovalle e le frazioni più elevate erano garantiti dalla teleferica guidata per mezzo di cavi frenanti, necessaria per le merci importanti quali i bidoni di latte, i prodotti per la stalla ed i sacchi di crusca.

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Il borgo di Clavarezza

Nel XVIII secolo, durante il periodo napoleonico, i feudi imperiali furono sciolti e, a seguito della costituzione delle municipalità di Crocefieschi, Savignone, Casella e Montoggio, le varie frazioni furono attribuite senza una logica territoriale ai suddetti comuni. Soltanto nel 1896, con la nascita del comune di Valbrevenna che arrivò a contare quasi 3.000 abitanti, i borghi vennero riuniti sotto un unico ente con sede  nella frazione di Carsi, trasferita poi negli anni trenta a Molino Vecchio, in occasione della costruzione della strada carrozzabile di fondovalle.

L’economia della Valbrevenna fu per secoli di sussistenza, con gli abitanti che riuscivano a sopravvivere grazie a ciò che ricavano dalla terra e limitando allo stretto necessario gli acquisti effettuati al di fuori del paese, pagati con il ricavato dei prodotti dell’allevamento.
All’inizio dell’estate, si trasferivano nei casoni posti a quote più elevate per il pascolo di bovini e caprini, per la raccolta del fieno per l’inverno e per la lavorazione dei prodotti della stalla.

Il magro reddito era talvolta integrato da lavori stagionali, gli uomini come braccianti nelle aziende agricole del Piemonte e della Lombardia e le donne come mondine nelle risaie del vercellese. La coltivazione dei terreni fu resa possibile grazie alla creazione di terrazzamenti in pietra lungo i ripidi pendii della valle. Grande importanza aveva anche la raccolta delle castagne, fatte essiccare in appositi locali e poi macinate nei mulini (un tempo numerosi lungo il corso del torrente Brevenna) per ricavarne la farina.

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Un altro scorcio del borgo di Clavarezza

Con l’inizio del flusso migratorio verso le Americhe che avvenne tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, la popolazione della valle cominciò inesorabilmente a diminuire. Il secolare isolamento della valle cessò tra il 1920 e il 1930 con la costruzione della prima strada che andava a collegare il comune limitrofo di Casella al centro di Mulino Vecchio. Questo portò si ad un miglioramento delle condizioni economiche, ma fece aumentare il movimento migratorio, che proseguì  in maniera ancora più massiccia nel dopoguerra con la costruzione di altre strade che misero in comunicazione la quasi totalità  dei borghi della valle. Il numero degli abitanti conobbe così un lento ed inesorabile declino che passò dalle 3.000 unità dei primi del novecento alle 600 degli anni settanta.

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Andamento demografico dal 1861 al 2011 (fonte ISTAT)

Il deteriorarsi dei rapporti umani e della qualità della vita all’interno delle città, nonchè la riscoperta di una vita più semplice e frugale, ha interrotto lo spopolamento della valle  tanto che oggi assistiamo ad una leggera ma costante crescita della popolazione, oggi  composta da circa 750 unità, perlopiù concentrata nella parte bassa della valle.

stemmaLo stemma del comune di Valbrevenna, riconosciuto ufficialmente con decreto del Presidente della Repubblica in data 29 gennaio 2003, non riprende il significato del toponimo (Valle dei Castori) bensì raffigura le sei vette maggiori della valle: il monte Antola, il monte Buio, il monte Schigonzo, il monte Duso, il monte Liprando e il monte Banca. Le sette croci d’oro simboleggiano invece le parrocchie del territorio comunale di cui cinque appartenenti all’arcidiocesi di Genova e le restanti due alla diocesi di Tortona. Lo sfondo a strisce bianche e azzurre simboleggia infine l’antico stemma araldico della famiglia Fieschi di Lavagna che amministrò gli antichi feudi della Vallescrivia.

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